LA SOVRANA LETTRICE – A. BENNETT

 

“Forse – disse a Norman – leggo perché sento di dover indagare la natura degli esseri umani”

 

Che cosa significa leggere?

Conoscenza, passione, condivisione, piacere, solitudine, trasformazione, un modo di essere?

Bennett pone queste domande indirettamente al lettore e cerca di narrare l’evoluzione di questa passione; si parte dallo stupore inziale di apertura verso altre vite, si attraversa una fase di smarrimento successiva alla bulimia, e si finisce, talvolta, nel concretizzare le parole in azioni.

Leggere non è un agire, ma un porsi domande, conoscersi, diventare consapevoli di se stessi e degli altri.

Leggere è assumere un punto di vista che giunge da fuori e che spesso ritroviamo essere possibilmente nostro.

Chi legge, in fondo, si nutre di sé stesso, ma è un se’ allargato; che considera anche ciò che nella realtà ci appare impossibile

E talvolta l’impossibile diventa reale.

Tutto dipende dal lettore.

Chi legge gode del piacere di una certa solitudine.

Ma è, anche, spinto da una voglia di condividere.

E sviluppa una sorta di movimento di contrazione ed espansione che lo accompagna per buona parte della sua vita.

E per comprendere la trasformazione che possono operare i libri nella realtà di ognuno, Bennett sceglie una protagonista che “non ha voce”.

Una donna d’azione, che ha visitato il mondo, ma che è solita dire ciò che altri hanno deciso e scritto per lei: la Regina d’Inghilterra.

“Non aveva mai avuto molto interesse per la lettura. Leggeva, naturalmente, ma la passione per i libri le lasciava agli altri. Era un hobby e la natura del suo mandato non prevedeva hobby. Inoltre leggere non era agire e lei era una donna d’azione”.

Eppure, la passione la travolge velocemente.

Dapprima come lettrice disordinata, poi scegliendo con cura gli autori.

Il fatto è che non riesce a smettere di leggere.

Arriva al punto di leggere anche in auto, mentre saluta i suoi sudditi, abbandonando ad un gesto meccanico la mano e tenendo in grembo, il libro in lettura.

Durante i colloqui con i sudditi e altri capi di stato, non riesce più a limitarsi alle solite generali domande sulla stato delle cose e chiede pareri letterari su Forster o Mc Ewan.

La regina pare non essere più lei e i cortigiani tentano in ogni modo di farla desistere, non riuscendoci, dal continuare a sviluppare questa passione, pensando che si tratti, tutto sommato, di una senilità incombente.

“L’attrattiva della lettura – rifletté – consisteva nella sua indifferenza, nella sua mancanza di deferenza. I libri se ne infischiano di chi li leggeva; se nessuno li apriva, loro stavano bene lo stesso. Un lettore valeva l’altro e lei non faceva eccezione. La letteratura, pensò, è un Commonwealth, le lettera sono una repubblica. E’ possibile che mia stia trasformando in un essere umano “.

Bennett nelle ultime righe stupisce con un finale inaspettato, ma che riconduce il cerchio all’origine: lo stupore. Che riparte da quello precedente che , sedimentato , ha cambiato la realtà.La-sovrana-lettrice.jpg

 

 

 

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