SOSTIENE PEREIRA – A. Tabucchi

Pereira nacque a Lisbona, in una giornata d’agosto del 1993, quando Tabucchi lesse la notizia della morte di un giornalista che aveva conosciuto in Francia e che vi si rifugiò dopo aver pubblicato in Portogallo un articolo di denuncia al regime salazariano.
Pereira è il direttore della pagina culturale di un giornale pomeridiano di Lisbona, che lui crede essere indipendente.
Vive solo, ha problemi cardiaci, ama la buona cucina, il “porto” e le limonate. Parla con il ritratto di sua moglie defunta e vive tranquillamente tra ricordi e piccoli piaceri quotidiani. L’incontro con Monteiro e Marta, due giovani ribelli e rivoluzionari minerà definitivamente la tranquillità delle sue giornate. Vorrebbe ignorarli, ma finisce per aiutarli senza esporsi troppo. L’apatia e l’inerzia cedono il passo ad un coinvolgimento sempre più appassionato rivolto al presente. E l’incontro con il dott. Cardoso porterà definitivamente ad abbandonare ogni resistenza al passato e ad interiorizzare il peso del dovere a cui si stava sottraendo.

Vi sono diversi livelli di lettura in questo romanzo, almeno quante sono le anime della “confederazione” , appartenenti ad ogni singolo uomo, e di cui parla Cardoso.
Vi è sicuramente una testimonianza storica del regime salazarista; una denuncia che ricorda le ingiustizie compiute.
Vi è , soprattutto, la testimonianza di una letteratura che non è incompatibile con la Storia, anzi, ne diventa parte integrante e potenzialmente rivoluzionaria.
Tabucchi pone anche la questione di chi debba essere oggi uno scrittore. Di quanto abbia l’obbligo morale e intellettuale di testimoniare una realtà più complessa di quella individuale.
La “rinascita” di Pereira è la rinascita, chiesta dall’autore, per ogni uomo e ci convince della possibilità di cambiare se’ stessi per cambiare la Storia; non necessariamente servono eroi, solo uomini onesti con la realtà, capaci di non rinnegare il passato, pur vivendo in un presente che non lo rappresenta più.

Come suggerisce il titolo, il romanzo è narrato in terza persona. Il narratore rimane esterno ai fatti ma non estraneo. L’uso reiterato, mai abusato, del sintagma ” sostiene Pereira” ci accompagna in un racconto che crea intimità con il “narratore” e ci chiede di diventare osservatori diretti dei fatti e, se possibile, narratori di Storie nuove.

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